Con l’approvazione della Legge 22 dicembre 2011 n. 214 (Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27/12/2011), viene definitivamente convertito in legge il D.L. 6 dicembre 2001 n. 201 – denominato Decreto “Salva Italia” dallo stesso Presidente del Consiglio, Prof. Mario Monti – contenente “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”, con cui è stato introdotto un pacchetto di misure destinate alla correzione dei conti pubblici ed a sostegno della crescita economica, per un ammontare complessivo di circa 32 miliardi di euro nel 2012, 35 miliardi nel 2013 e 37 miliardi nel 2014.
Di questi importi, circa i due terzi vengono da maggiori entrate e un terzo da tagli di spesa. E’ di tutta evidenza, quindi, l’impatto che ne deriverà in termini di aumento della pressione fiscale, la quale raggiungerà il livello record del 45% del Prodotto interno lordo, come è stato confermato anche dalla Banca d’Italia.
Il Decreto in esame contiene, infatti, una serie di interventi strutturali finalizzati principalmente ad assicurare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, in linea con le previsioni delle manovre estive introdotte dal precedente Governo, mentre solo una quota residuale delle risorse che perverranno dalla Manovra sono rivolte a rilanciare lo sviluppo.
In sintesi, la scelta del Governo è stata di potenziare le misure destinate al contenimento del deficit pubblico, intervenendo prevalentemente sull’aumento della leva fiscale e, per quanto concerne le uscite, sul contenimento della spesa previdenziale.
La parte più consistente delle maggiori entrate previste sarà generata dall’IMU (ex ICI), la nuova imposta municipale unica che colpirà anche la prima casa e che rimarrà per la quota maggioritaria allo Stato. L’altra voce importante di entrata è data dall’incremento delle accise sui carburanti, come si è potuto già constatare dal rincaro del pieno di carburante.
Un pacchetto di balzelli sui conti di deposito titoli e sui prodotti finanziari, con l’esclusione dei fondi pensione e dei fondi sanitari, determinano inoltre una sorta di mini-patrimoniale che interverrà sulle attività finanziarie.
Nello specifico, si allega una tabella illustrativa delle principali disposizioni introdotte dal provvedimento in oggetto, elencate per materia.
In particolare, in materia previdenziale, con l’applicazione pro-rata per tutti del metodo contributivo di calcolo delle pensioni dal 1° gennaio 2012 si determina il definitivo superamento del sistema delle pensioni di anzianità calcolate con il metodo retributivo e dei precedenti criteri di accesso alla pensione (“quote” e finestre di uscita).
Ciò provoca pesanti effetti negativi per una moltitudine di lavoratori, compresi molti dei nostri Colleghi, che si vedono spostare anche di parecchi anni l’accesso al pensionamento, visto che sono stati salvaguardati solo coloro che hanno maturato i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31/12/2011. E’ prevista, inoltre, una serie limitata di casi di esenzione, tra i quali sono compresi i prosecutori volontari autorizzati dall’Ente previdenziale entro la data del 4 dicembre 2011, la cui determinazione sarà condizionata anche dalle modalità di applicazione delle risorse che verranno stanziate.
Con specifico riferimento alle aspettative della dirigenza, che in questi anni di crisi economica ha pagato un costo elevato in termini di risoluzioni di rapporti di lavoro, abbiamo evidenziato ripetutamente al Governo ed a numerosi esponenti politici, la necessità di prevedere una clausola di salvaguardia per quei lavoratori/dirigenti che al momento dell’entrata in vigore del provvedimento di riforma abbiano già risolto il rapporto di lavoro facendo affidamento sul prospettato raggiungimento del requisito pensionistico.
Su tale specifica questione, abbiamo presentato delle proposte di emendamento al testo del decreto, nella fase di approvazione parlamentare, mettendo in evidenza come si sarebbe venuta a creare una fase di rilevante criticità per i soggetti coinvolti, i quali sarebbero rimasti senza retribuzione e senza la possibilità di accedere a pensione né ad ammortizzatori sociali.
Si è chiesto, inoltre, di intervenire per evitare gli effetti del blocco della perequazione automatica delle pensioni e del contributo di solidarietà sugli iscritti e pensionati agli ex Fondi speciali (tra cui l’ex Inpdai).
Purtroppo, all’atto della conversione in legge del decreto, è stato posto il voto di fiducia e le nostre richieste di salvaguardia non hanno potuto trovare accoglimento, pur registrando, relativamente alla situazione degli “esodati” dalle aziende, una condivisione trasversale da parte di esponenti politici – che avevano anche accolto le nostre proposte di emendamento in sede di esame delle Commissioni parlamentari – consapevoli della necessità di intervenire per dare una risposta ad un bisogno reale di molti lavoratori, su cui lo stesso Governo si è dimostrato sensibile, accogliendo un apposito Ordine del giorno presentato alla Camera dei Deputati.
A tale proposito, si ricorda che, con decreto del Ministro del Lavoro, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, è previsto si definiscano le modalità di attuazione dei benefici di esenzione dal provvedimento di riforma.
Stiamo, pertanto, continuando a premere sui Ministri competenti affinché in tale occasione si possano recepire quei correttivi al provvedimento che consentano di venire incontro alle giuste aspettative di molti lavoratori/dirigenti, in particolare con riferimento alla specifica questione degli “esodati” dalle aziende.
Naturalmente proseguiremo l’azione di pressione sulle forze politiche e di Governo anche in collaborazione con “Costituente Manageriale” e con la Cida, fornendo comunicazione dei prossimi sviluppi della situazione.
Tabella illustrativa delle principali disposizioni elencate per materia.